La corsa è l’attività sportiva primaria degli italiani. Viene praticata da circa 6 milioni di persone. Più di un italiano su due corre all’aria aperta almeno una volta al mese, e un consistente 18% lo fa 2-3 volte la settimana.
La corsa è un movimento naturale, uno schema motorio di base, un gesto istintivo e geneticamente prestabilito che apprendiamo in maniera autonoma.
L’uomo è un animale orientato alla corsa: la sua fisiologia, la sua struttura ossea e il suo istinto ancestrale lo spingono a correre, anche per distanze considerevoli.
Gli infortuni nel running
Nonostante sia progettato per correre, il podista è soggetto a frequenti infortuni più o meno gravi, quali stiramenti, contratture, strappi, tendiniti, fasciti plantari, e infortuni traumatici come le distorsioni a caviglie e ginocchia.
Mediamente 2 corridori su 3 subiscono almeno 1 infortunio all’anno e, 8 volte su 10, questo riguarda gli arti inferiori.
L’infortunio nella corsa è principalmente determinato da:
- sedentarietà e vizi posturali
- insufficiente allenamento preparatorio al gesto atletico
- tecnica scorretta di corsa (postura, movimento del piede, ecc.)
- assenza di adeguato riscaldamento che rappresenta il primo e più valido metodo di prevenzione degli infortuni muscolari;
- calzatura di scarpe non adatte alle proprie caratteristiche: il piede è il punto del corpo sul quale si concentra tutto il carico e la fatica durante la corsa. La scarpa corretta va scelta in base all’appoggio, morfologia del piede, stile di corsa, chilometri effettuati, peso, altezza e numerosi altri fattori.
- insufficiente allenamento funzionale a corpo libero ed esercizi isotonici senza sovraccarico o con minimo carico
- corsa su superfici rigide quali asfalto e cemento, che procurano ripetuti microtraumi
Tutto ciò può favorire il sovraccarico funzionale, e cioè il fenomeno per cui la struttura muscolo-scheletrica e le sue componenti fasciali perdono la loro capacità di gestire e reagire agli stimoli esterni, portando a scompensi posturali in grado di causare stati infiammatori e quindi infortuni.
Nella corsa, a causa dei continui impatti a terra da parte del piede, una struttura in sovraccarico funzionale può andare velocemente incontro a condizioni disfunzionali (infortuni da micro-traumatismi ripetuti).
In tal caso il tempo di recupero è spesso molto lungo e deprimente; è per questo motivo che da anni sono stati elaborati suggerimenti per prevenire gli infortuni (buon riscaldamento, stretching, tabelle di allenamento, alimentazione corretta, ecc.).
In aggiunta a tutto ciò è importante svolgere un’analisi della propria condizione posturale e individuare le strutture e i distretti corporei che si trovano in una condizione di tensione eccessiva o di restrizione di mobilità.
Il ruolo chiave del trattamento osteopatico nella prevenzione e trattamento degli infortuni
Il trattamento osteopatico è un valido aiuto per il runner, sia amatoriale che professionista.
L’Osteopatia è caratterizzata dal fatto di considerare il corpo come un’unità, trattando e risolvendo le alterazioni che possono determinare problemi nell’esecuzione del gesto atletico, o che possono condurre direttamente o indirettamente alla lesione.
L’osteopata mediante un esame obiettivo statico e dinamico è in grado di valutare il tipo di postura del soggetto, mentre con un’indagine manuale palpatoria individua quei distretti corporei che presentano una condizione di tensione o di restrizione di mobilità; in seguito opera con specifiche tecniche manipolative per attivare i processi di auto riequilibrio di cui è naturalmente dotato l’organismo, con l’obiettivo di prevenire gli infortuni e mantenere uno stato di salute ottimale per una performance adeguata.
In caso di già avvenuto infortunio, l’Osteopatia può invece aiutare l’atleta, operando – a seconda della tipologia di lesione verificatasi – ad integrazione di altre discipline sanitarie quali la fisioterapia, ecc. L’Osteopatia può ad esempio intervenire sulle tensioni muscolari e fasciali presenti sull’area che ha subito il trauma, favorendo il processo di guarigione e riducendo i tempi di recupero ripristinando un migliore equilibrio sia statico che dinamico.